torna

Fabrizio Cerchio (maestro di sci)

premio

 

 

 

 

La Vita di un "Maestro di sci e di vita"

Fabrizio nasceva a Torino il 1°Gennaio 1944, sulla collina di Cavoretto, mentre fuori nevicava…

Ha subito dimostrato una predisposizione per gli sports e la natura ed un orientamento aperto verso gli altri; in contrapposizione con il papà ingegnere meccanico, matematico e progettista che diceva sempre:"se vuoi vivere sano e fort, stai lontano dallo sport".

A 14 anni, dopo un infanzia felice passata a Bologna, si dedica con passione allo sci e raggiunge un buon livello amatoriale grazie a ripetuti soggiorni a Sestriere e a Sause con suo fratello Cesare.

Un'estate si reca sulle Dolomiti, in valle di Primiero, dove conosce Daniele Debertolis , maestro di sci aperto ed interessato ai giovani e, sul nevaio della Rosetta, inizia i primi allenamenti agonistici. Questa esperienza gli ha fatto amare, per sempre, San Martino di Castrozza, le Valli di Primiero, Vanoi e la sua gente…

Dopo aver conseguito la maturità scientifica, iniziava come studente universitario l'attività lavorativa presso la ditta di un amico, come tecnico dei nuovi impianti di condizionamento diventando presto capo tecnico-installatore a Torino…

E' nel 1965 che conosce, si innamora e si unisce con Isabel Heys, una ragazza Inglese che ama la natura ed i valori fondamentali della vita e decide di lasciare Torino per vivere a San Martino di Castrozza per dedicarsi professionalmente allo sci.

Inizia così, dopo corsi ed esperienze diverse a Sestriere, in Canada ed in Colorado, la sua carriera appassionata di Maestro di sci.

Nel 1966 si dedica allo sci nel Primiero associato alle "giubbe rosse" come libero professionista e nella primavera del 1970 entra a far parte della Scuola Nazionale di sci di San Martino di Castrozza (la prima scuola di sci italiana nata nel 1932, con Bardonecchia e Cortina).

Fu un periodo professionale ricco di soddisfazioni e nuove sperimentazioni tecniche.

Si dedica, come allenatrore dello Sci Club, allo sviluppo dei giovani talenti della valle, insegnando loro, in base a sperimentazioni personali, l'uso più appropriato delle scioline e l'importanza della preparazione degli sci; prepara tutte le sere, fino a tarda ora, gli sci dei suoi ragazzi per metterli nelle migliori condizioni possibili in gara.

Credeva fermamente nei giovani e nel futuro dello sci.

Prendendo spunto da esperienze americane si dedica con passione allo sci acrobatico, al salto mortale doppio, cercando di sperimentare sci di caratteristiche diverse, procurandosi anche la rottura della tibia e del perone.

Per il carnevale si esibiva, per divertire i più piccoli, sciando su alti trampoli, vestito da indiano; da umanista e tecnico si dedicava poi allo studio della posizione più aerodinamica in gara specie nelle discese libere, allo scopo di ridurre l'attrito e migliorare le velocità: nel 1975, disegna e si fa realizzare la prima tuta integrale utilizzata nel mondo dello sci, che riduceva l'attrito del 10%.

Quando la utilizzò in una prima gara locale nel bellunese, destò molta attenzione e curiosità, ma anche alcuni commenti negativi, dato che la tuta era aderente al corpo come quelle usate oggi dagli atleti...  non era certo in linea con le mode e le abitudini dell'epoca.

Per la ditta Elviana, che attraversava un periodo di difficoltà  non riuscendo a posizionarsi sul mercato sportivo, disegnò pantaloni tecnici da sci (che collaudava personalmente) giacche a vento e guanti aiutandola a trovare, nel mercato dello sci, una nicchia di mercato di buon valore aggiunto, con prodotti tecnici apprezzati dagli sciatori evoluti e da atleti.

In estate  trascorse diverse stagioni allo Stelvio presso la scuola Pirovano, sino a quando , alla fine degli anni settanta, ha organizzato, dopo essere stato allenatore di Chiaberto diventato campione Italiano, una scuola di insegnamento del Trial.

Era una persona gentile e carismatica che sapeva amare ed amava il prossimo e cercava in ogni individuo ed allievo i suoi punti forti, infondendo sicurezza e fiducia in loro stessi.

Quando il 16 Febbraio 1985 è mancato per un incidente in montagna, lasciando la moglie e tre figli piccoli, la sua famiglia ha capito la grandezza umana di Fabrizio che ancora oggi vive ed è ricordato con affetto e nostalgia da chi l'ha conosciuto, come figura esemplare da tre generazioni di sciatori che vivono nella comunità di San Martino di Castrozza e nelle valli di Primiero e Vanoi . Basta parlare di Fabrizio con i paesani che hanno oggi dai 25 agli 85 anni.

Molti di loro oggi sono bravi maestri, atleti, allenatori ed istruttori Nazionali.

Ha lasciato una scia leggera sulle piste, ma una scia profonda nel cuore di chi l'ha incontrato.

Un suo allievo, per il ventennale, ci ha scritto:

"Fabrizio, l'unico angelo del paradiso che non vola…scia!"

Cesare Cerchio

torna